FAQ

Terapia breve strategica: FAQ

La terapia funziona?
I risultati delle ricerche effettuate negli ultimi 30 anni hanno mostrato un’elevata efficacia della terapia strategica, in media dell’88%, con punte massime del 95% nei disturbi d’ansia.
I follow-up condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, hanno evidenziato un effetto duraturo, con minima frequenza di ricadute e l’assenza di spostamenti del sintomo.

Quanto dura una seduta?
La durata di una seduta non è mai predeterminata, ma varia col tipo di problema, la fase di trattamento e gli obiettivi che il terapeuta si propone di raggiungere durante l’incontro. La prima seduta di solito è più lunga, da 30 minuti a un’ora o più, le successive variano tra i 20 e i 40 minuti.
La durata è sempre calibrata sulla necessità della singola persona in quel particolare momento.

Quale è la frequenza delle sedute?
Nelle prime fasi della terapia la frequenza è generalmente settimanale o quindicinale, a seconda del tipo di problema e delle esigenze personali. Una volta ottenuti i primi sostanziali miglioramenti, le sedute vengono ulteriormente distanziate (a 3 settimane, un mese, due mesi) per permettere alla persona di sperimentare le nuove risorse e capacità, consolidare il cambiamento avvenuto e rendersi sempre più autonoma dalla figura del terapeuta. La terapia si conclude con 3 controlli (follow-up), a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, per verificare il mantenimento del risultato nel tempo.

Non ho un problema particolarmente grave, ma ho un disagio: devo fare comunque una psicoterapia?
Se non ci sono problemi particolarmente acuti e impedenti, l’intervento può consistere in una consulenza breve strategica, articolata in un numero limitato di sedute (solitamente meno di 5). Questo tipo di intervento è particolarmente indicato per problemi sentimentali o di coppia, difficoltà relazionali con colleghi, problemi di relazione genitori-figli, problemi scolastici, blocchi della performance, ecc.

Una persona a me cara ha un problema ma non vuole rivolgersi a uno specialista. Cosa posso fare?
Può capitare che la persona non ritenga di avere un problema, oppure si rifiuti di consultare uno specialista. Spesso, ma non solo, si tratta di figli adolescenti che possono avere un vero e proprio disturbo (alimentare, fobico, ecc.), difficoltà scolastiche o problemi relazionali. In queste situazioni il terapeuta incontrerà prima i genitori per dare loro indicazioni concrete su come gestire il problema del figlio: se questo è sufficiente, l’intervento continuerà con una vera e propria “terapia indiretta”, cioè condotta tramite i genitori che vengono così eletti a “coterapeuti”; in altri casi questo rappresenta il primo passo per coinvolgere il figlio nella terapia. Se si tratta invece di una difficoltà di coppia, il terapeuta lavora con uno dei partner dando indicazioni su come gestire la difficoltà nel rapporto: anche in questo caso si può poi continuare in maniera indiretta, o motivare l’altro partner alla terapia.

La terapia strategica è adatta anche ai bambini?
Sì, la terapia è estremamente efficace anche nei bambini. Generalmente non è necessario far venire direttamente il bambino in terapia, se non in casi particolari, evitando così il fenomeno dell’”etichettamento patologico”. La terapia viene condotta attraverso i genitori, che vengono eletti a “coterapeuti”, dando indicazioni concrete su come gestire il problema del figlio/a. La modificazione del contesto e delle interazioni familiari porta rapidamente alla risoluzione del problema del bambino.